POESIA EVOLUTIVA

POESIA EVOLUTIVA
Sei un bruco che non sa come diventare farfalla

mercoledì 2 ottobre 2013

CAP. 3 - LA VITA, LA MORTE LA RINASCITA

Perché temere la morte? E' un'attimo che arriva così come tutti gli attimi che viviamo nell'arco dell'esistenza. Eppure agli altri attimi non dai lo stesso peso, sia che si tratti di gioia, di sofferenza o di indifferenza. La morte è un'esperienza come tutte quelle che hai incontrato nell'arco della vita e che non conoscevi prima. Una frattura a una gamba, una vincita alla lotteria, l'esplosione della casa familiare, un'improvvisa eredità, un black-out elettrico. Prima non sapevi a cosa andavi incontro. Poi in un istante un esperienza intensa ti si rivela. 
Belle parole, mi dirai, ma dopo puoi raccontare o ricordare ciò che ti è accaduto. Invece quando arriva la morte non puoi fare più niente. Sara vero? Ne sei sicuro? La morte è un'esperienza così come la nascita. Un ponte tra due stati di coscienza diversi. Ecco, coscienza. Quella che ti attende dietro i tuoi pensieri. Dietro il chiasso della mente che si dimena per cercare di convincerti che senza di lei non esisti, sei morto. La mente che mente a tutti i costi pur di non farti scoprire che non è lei a guidare la tua esistenza. Che ti nasconde l'ego per poi fartelo costruire e crescere a dismisura in modo da crearti la paura di distruggerlo. Che ti crea l'attaccamento.
La paura di non far crescere o di perdere questo fantomatico ego ti lega alla tua vita o meglio a quella che credi essere la tua vita. Fin quando non riuscirai e costruire il tuo ego e poi a distruggerlo sarai ottenebrato dall'illusione e non potrai conoscere la tua vera essenza, il tuo Sè superiore. Ma quando lo ritroverai conoscerai te stesso. Scoprirai di non essere mai nato e mai morto, ma di essere. Scoprirai che questa che chiami vita è come un film e che quando si scurisce lo schermo e sale la parola fine si riaccendono le luci e ti ritrovi nella condizione di quando è iniziato; hai solo aggiunto alla tua conoscenza la trama. 
E stai pur sicuro che se prima della fine avrai compreso che si trattava solo di un film, non vorrai rientrare nello schermo. Resterai al di fuori e ti limiterai con discrezione a fare da maschera, con il tuo fascio di luce, agli ignari personaggi che per l'ennesima volta non riescono a liberarsi dal dominio della mente.


La paura della morte è una condizione necessaria. Finché l'uomo non è illuminato a sufficienza sulle condizioni di vita successive tenderebbe a voler morire senza concludere le prove evolutive che ogni incarnazione si prefigge di affrontare.

PAURA DELLA MORTE

Non c'è sofferenza amata.
Corre al riparo il debole,
la terra nuda resta
esposta alla tempesta.
Voci imperiose plasmano
l'animo più ribelle,
tuoni assordanti muoiono
deboli in fondo valle.
Occhi impauriti piangono
tra ordigni e carri armati,
impassibile resta la roccia
sotto incandescente doccia.
Ciò che in natura esiste 
non teme cattiva sorte.
Anche l'uomo più forte
timor ha della morte.




"Si dovrebbe accogliere la morte con gioia... è uno dei più grandi eventi della vita. Nella vita, esistono solo tre grandi eventi: la nascita, l'amore e la morte. La nascita, per tutti voi, è già accaduta: non potete farci più nulla. L'amore è una cosa del tutto eccezionale... accade solo a pochissime persone, e non lo si può prevedere affatto.
Ma la morte, accade a tutti quanti: non la si può evitare. È la sola certezza che abbiamo; quindi, accettala, gioiscine, celebrala, godila nella sua pienezza."
Osho Rajneesh


COME SI FA A MORIRE

Primi passi 
da mano materna accompagnati
pur cascando e piangendo. 
Hai imparato. 
Pochi segni di penna,
curve, righette, 
or confuse ora esatte, 
componendo disegni e parole. 
Hai imparato. 
Emozioni e paure
da sconosciuti sguardi, 
gote rosse 
per timide carezze, 
l'amico caro, 
il primo bacio, 
perché esistiamo. 
Hai imparato. 
Il pesce rosso e il gatto, 
un conoscente, lo zio lontano. 
Nonno malato che non c'è più. 
Bambini affamati e dimenticati
lacerati da bombe assassine. 
Un compagno di scuola
tra lamiere ubriache, 
la zia consumata
dal peggiore dei mali. 
Mia mamma no, 
non è possibile! 
Ai figli non potrà
mai accadere 
e la moglie 
meglio dopo di me. 
Tutto hai imparato, 
o meglio
te lo hanno insegnato. 
Ma su come si fa a morire
proprio non sei preparato.






Il cimitero ha per molti una connotazione sinistra, lugubre, deprimente. E' un atteggiamento meccanico. Prova a passeggiare tra i loculi come se fossi un bimbo che non sa dove si trova. Vedrai tante casette; piccole grandi, alte e basse, illuminate da fioche candele, con tante fotografie e sempre lo stesso simbolo: un'asta grande ed una piccola il tutto circondato da fiori colorati e alberi maestosi. Strano, penserai, in queste case ci sono poche finestre, e magari la sera potrebbero accendere delle luci più forti!...
La convinzione che la morte è una tragedia da evitare, la totale inconsapevolezza del senso della vita terrena ti portano a credere che il cimitero è un sinonimo di sofferenza. Finchè non riesci a percepire che l'esistenza è eterna e si compie in diverse dimensioni parallele vedrai sempre sofferenza e disperazione. Se continui a piangere sconsolato è perchè senti che l'amore che ti legava al defunto è stato strappato e quelle lacrime, quella tristezza durante la visita al loculo ti danno l'illusione di ritrovare l'amore perduto. Ma l'amore non muore mai. Tutto ciò che esiste è amore sia che si manifesti sul piano materiale che in altre dimensioni. Ciò significa che in un cimitero si incontrano l'amore di chi vive e l'amore di chi apparentemente non esiste più. E quando l'amore incontra l'amore non può manifestarsi altro che la gioia.


VITE PASSATE

Echeggiano i pianti
straziati di madri
sui ritti cipressi 
lungo i sentieri 
dell'ultima dimora. 
Levigati e consunti
da passi stentati, 
umidi ancora
per interminabili lacrime, 
secrete da sconsolate mogli, 
si incrociano mesti
al camposanto i viali. 
Profumi di fiori
scaldati dal sole 
si fondono all'acre
fumo dei lumini
finché pioggia non produce
odori di terra bagnata. 
Sparsi, come creati
da confusi sogni, 
si alternano loculi
e altari di svariate fogge. 
Mute presenze giacciono
in solitaria compagnia. 
Se solo sapessero i vivi
che nulla finisce! 
Son pieni di vita
quei viali silenti:
esperienze passate, 
esempi solenni 
o fallimentari storie. 
Esistenze incrociate
sono li a ricordare
a cuori distrutti 
o solitari spiriti
la realtà evidente. 
Son tutti li, 
in cerca d'amore, 
trapassati e presenti. 
Non v'è distinzione, 
tutti in cerca d'amore. 
Tergiamo allora i volti
da interminabili lacrime, 
disegniamo un sorriso, 
sintomo di gioioso sentimento, 
e memori di lezioni date, 
da quei che crediamo estinti, 
lasciamolo li, 
stampato per sempre, 
fino al dì che giungeremo
a dare compagnia
alle finalmente paghe
vite passate.